Incontriamo Giuseppe Conte, amministratore Delegato di Diamanti Italia SpA. in una limpida giornata di inizio primavera nella sala riunioni aziendale, con lo sfondo suggestivo delle montagne innevate. Attraverso una chiacchierata informale cerchiamo di conoscere meglio l’uomo che guida l’impresa e di capire come una passione giovanile possa trasformarsi concretamente in una realtà imprenditoriale.
Un po’ insolito come settore quello dei beni rifugio. Non sono molte le aziende che commercializzano contemporaneamente diamanti e oro da investimento in Italia. Come è arrivato a fondare e guidare questa impresa?
Sono nato in una famiglia di gioiellieri e fin da piccolo sono stato circondato da metalli pregiati, pietre preziose, diamanti e gioielli. Passavo ore in laboratorio a rubare i segreti del mestiere, a osservare come venivano incastonate le pietre, lucidati i metalli o lavorati i gioielli. Ho sempre saputo che il mio percorso era tracciato, anche se non è stato lineare.
Ci può spiegare meglio?
Dalla famiglia ho ereditato la passione per le materie prime e per i gioielli. Questo è stato ed è tuttora il driver delle mie scelte. Avrei potuto dare il mio contributo alla attività di famiglia molto presto, di lavoro ce n’era e anche tanto. Invece ho preferito studiare, conseguendo una laurea in Economia e Commercio e un master in Marketing, Communications and Strategy a Milano. Ho anche seguito diversi corsi per diventare gemmologo, perché per me era imprescindibile conoscere le pietre, saperle scegliere.
Dopo gli studi, data la mia indole curiosa e intraprendente, sono partito alla volta dell’Australia, che ospita molti siti estrattivi diamantiferi. Lì ho vissuto e lavorato per un periodo nel settore delle pietre preziose. Poi mi sono spostato in India, dove vi sono le maggiori taglierie di diamanti, per comprendere meglio il processo di trasformazione della pietra da grezza a tagliata.
In sostanza, ho girovagato per anni per comprendere questo mondo e conoscere le culture degli interlocutori con cui mi sarei interfacciato.
Quindi ha investito anni in formazione accademica pensando già all’azienda che voleva creare?
In parte è così. Volevo lavorare nel mondo del prezioso e ho cercato prima con gli studi e poi con la mia esperienza all’estero di capire e approfondire le potenzialità del settore per trovare una nicchia in cui inserire la mia attività una volta tornato in Italia.
Quello degli investimenti in beni rifugio è un settore interessante. Consente all’investitore di dedicare una parte del proprio patrimonio, una percentuale che varia dal 10 al 20%, in beni tangibili con un valore reale. I nostri clienti sono padri di famiglia, nonni, risparmiatori che vogliono differenziare gli asset e dedicare una parte dei risparmi in beni di valore che durano per sempre e che possono tramandare agli eredi.
Ho individuato questo business grazie alla mia formazione economica e alla competenza nelle dinamiche finanziarie unite alla mia conoscenza approfondita dei beni rifugio che trattiamo.
Sarebbe felice se suo figlio fosse animato dalla sua stessa passione?
Come qualsiasi genitore, vorrei che mio figlio trovasse la sua strada. Quello che gli auguro veramente di cuore è che anche lui scelga il lavoro della vita seguendo una passione, qualunque essa sia. Se poi volesse seguire le orme di suo padre, dello zio e dei suoi nonni, sarei ben lieto di passargli tutto il mio sapere e tutti i segreti della tradizione della mia famiglia.