A marzo il prezzo dell’oro ha superato la soglia record dei 2.000 dollari l’oncia. Si sta verificando una combinazione per la quale l’inflazione scende meno del previsto e, allo stesso tempo, la Fed rialza i tassi in misura inferiore a quanto sarebbe stato necessario senza l’incubo della crisi bancaria.
È la terza volta in tre anni che l’oro raggiunge i 2.000 dollari l’oncia. C’era arrivato nell’estate del 2020 nei mesi post pandemici, c’è arrivato quando è scoppiata la guerra fra Russia e Ucraina l’anno scorso e vi torna adesso in uno scenario di paura per il sistema bancario e di tensioni sulle Borse.
L’UBS prevede che il prezzo del metallo giallo continuerà a crescere fino a superare i 2.200 dollari. Negli ultimi giorni, inoltre, i lingotti hanno trovato ulteriore supporto nella debolezza del dollaro e nel calo dei rendimenti statunitensi.
Tuttavia, se l’oro resta un bene rifugio eccellente in questo momento incerto, l’aumento dei tassi di interesse, l’elevata inflazione e la crisi bancaria hanno rallentato il commercio dei diamanti.
Il RapNet Diamond Index (RAPI) per i diamanti da 1 carato è sceso dell’1,6% a marzo e del 2,6% durante tutto il primo trimestre del 2023. Tuttavia, il sentiment del settore è migliorato quando l’Hong Kong International Jewellery Show ha visto un ritorno degli acquirenti cinesi dopo la prolungata assenza a causa delle restrizioni del Covid-19.
Il desiderio dei consumatori di diamanti naturali rimane forte nei principali mercati di consumo e, a medio termine, si prevede che l’offerta globale di diamanti grezzi diminuirà a causa delle limitate nuove miniere scoperte. Alla luce di ciò, si tratta di un momento buono per aggiungere al proprio portafoglio una quota di beni rifugio che combinano oro in lingotti e diamanti.
Giuseppe Conte
Amministratore Delegato Diamanti Italia Spa