Il prezzo dell’oro continua a crescere mentre aumentano le difficoltà legate alla sua estrazione.
Dall’inizio del 2020 il metallo giallo ha segnato un +28,54%, dimostrandosi uno degli asset che nel corso della pandemia da Coronavirus ha goduto dei maggiori rialzi. Ma le difficoltà di estrazione ci invitano a porre alcune domande relative alla diminuzione dell’offerta.
Secondo una stima di Minex Consulting, le aziende di estrazione hanno diminuito di oltre il 60% il budget della divisione esplorativa. Ciò è avvenuto a causa delle flessioni delle quotazioni del metallo giallo dopo il 2011. Molte aziende che avevano investito in nuovi giacimenti hanno visto fallire numerosi progetti al punto da tirare i freni agli investimenti per il 2012.
Da quel momento ad oggi la situazione si è complicata ancora di più. Avviare nuovi siti di estrazione sta diventando sempre più difficile e costoso: se nel 1990 per trovare un’oncia d’oro i costi medi erano pari a 253 dollari, nel 2019 la stessa quantità presenta un costo per le aziende quasi triplicato. Questo perché i giacimenti già aperti sono quasi esauriti e ciò che rimane si trova in luoghi sempre più difficili da raggiungere.
Ciò vuol dire che l’oro sta diventando sempre più raro?
Sicuramente sì, ma è anche vero che l’oro è indistruttibile quindi non scompare con il suo utilizzo. Inoltre, in questo caso non sempre un calo dell’offerta implica un aumento dei prezzi perché il metallo giallo ha una funzione di asset finanziario. Ma è certamente vero che in questo momento storico il suo valore cresce giorno dopo giorno.
Da un lato i piccoli investitori devono prestare maggiore interesse verso l’oro come bene rifugio da utilizzare a protezione del proprio capitale; dall’altro le aziende devono muoversi verso nuovi metodi di estrazione per soddisfare la domanda.
In tal senso il Gruppo De Beers si è già dato da fare con una joint venture con il Governo della Repubblica della Namibia dal quale è nato il progetto della nave Debmarine Namibia capace di ricercare diamanti di altissima qualità in giacimenti marini, tra 90 e 150 metri di profondità. I fondali oceanici, infatti, potrebbero rivelarsi luoghi ricchi di oro ancora non esplorati e solo la tecnologia potrà aiutare il mercato premiando chi saprà investire in modo lungimirante.
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