Nel corso del 2020 l’oro è tornato protagonista della scena economica mondiale tanto che molti hanno parlato di una nuova “età dell’oro”. Le quotazioni del metallo giallo, infatti, hanno raggiunto massimi storici che non si vedevano da molto tempo.
Ciò è avvenuto perché dopo oltre 6 mila anni di storia, l’oro continua ad essere il bene rifugio per eccellenza. Diversificare, in ottica di protezione per il proprio capitale con beni reali e tangibili come oro e diamanti, è stata ed è ancora per il 2021 la strategia da seguire per piccoli e medi investitori.
Ma quando l’oro ha assunto un ruolo economico così importante?
Nord Africa, Mesopotamia, valle dell’Indo e parte orientale del Mediterraneo sono i luoghi dove per la prima volta l’uomo ha estratto il metallo giallo. Con il suo colore brillante, il suo fascino naturale e la malleabilità della sua natura, l’oro ha iniziato da subito a incantare gli umani.
I primi oggetti aurei appartengono alla cultura egizia del 5.000 a.C. e sono per lo più gioielli e ornamenti. Furono poi gli etruschi e i romani a perfezionare le tecniche di produzione dei manufatti in oro. Mentre sembra che il primo a produrre monete d’oro sia stato il re Creso, sovrano della Lidia, antica regione dell’Asia Minore occidentale, intorno al IX secolo a.C.
Tuttavia, l’utilizzo dell’oro come moneta ufficiale risale a tempi ben più recenti. Siamo nel 1816 in Inghilterra quando viene adottato il sistema del “Gold Standard”. Il metallo giallo funge da equivalente generale e usato come valuta corrente. L’esempio inglese viene seguito da molti altri paese, compresi gli Stati Uniti nel 1900. La coniazione, l’importazione e l’esportazione delle monete d’oro in qualsiasi forma tra i Paesi era libera e gli scambi internazionali godevano di un forte equilibrio dovuto al tasso di cambio stabile fra esse.
Il primo conflitto mondiale cambia tutto. Nel periodo di forte instabilità, nasce il sistema “Gold Exchange Standard”. Per un breve periodo alcune monete sono direttamente convertibili in oro, altre no. Dagli anni Trenta, Inghilterra e Stati Uniti vietano ai singoli di convertire le loro valute in oro.
Per volere di queste due nazioni nel 1944 a Bretton Wood, i rappresentati di 44 Paesi creano il Fondo Monetario Internazionale. Il prezzo dell’oro viene fissato a 35 dollari per oncia e gli Stati versano una quota di oro e di moneta nazionale per affermare la parità tra valuta/oro e tra valuta/dollaro. Una convertibilità che verrà abolita solo nel ’71 da Nixon.
Negli anni Sessanta, a partire dalla crisi del dollaro, molti investitori iniziano ad acquistare oro come bene rifugio a fronte dell’instabilità monetaria. Gli Stati europei rivendicano la facoltà di vendere oro sul mercato libero. Viene abolito il “prezzo ufficiale” e il Fondo Monetario Internazionale restituisce ai Paesi aderenti una parte delle riserve d’oro versate. È il 1968 e nasce il libero mercato dell’oro. Il prezzo dipende dalla domanda e dall’offerta e viene inaugurato il sistema “Dollar Standard” basato sul dollaro e ancora oggi in atto.
Ogni giorno alle 10:30 e alle 15:00 nella capitale inglese, il London Fixing comunica la quotazione dell’oro in dollari. Ciò a seguito di un’asta che coinvolge le più importanti bullion banks, cercando di mantenere un equilibrio fra domanda e offerta. Un sistema che permette una quotazione controllata e trasparente di quello che è senza dubbio il metallo più abito e amato dall’uomo.