L’oro è arrivato sulla Terra dopo la collisione di due stelle di neutroni nello spazio, circa 3,9 miliardi di anni fa. Allo stato grezzo esso si presenta sotto forma di pepite, grani o pagliuzze inserite nelle rocce o sulle superfici che separano i cristalli di minerali in depositi alluvionali.
Si tratta di un metallo raro e con una grande versatilità. La bellezza dell’oro non viene alterata né dall’aria, né dall’ossigeno, dal calore o da altri reagenti chimici, rendendolo davvero indistruttibile ed eterno.
Nel corso di molti secoli le civiltà di tutto il mondo si sono innamorate dell’oro, a partire dagli antichi Egizi che non solo l’hanno usato come moneta, ma si sono anche sepolti nell’oro, credendo che fosse la carne degli dei.
Nonostante gli esseri umani estraggano oro da millenni, la complessità di questo processo non è cambiata. Identificare le miniere d’oro è molto difficile e l’esame di un potenziale sito estrattivo può richiedere fino a 10 anni per geologi, chimici e ingegneri, oltre ad essere particolarmente costoso. (Oro metallo raro e sempre più desiderabile) Se gli attuali tassi di estrazione mineraria globale continuassero con questo ritmo, l’oro ritrovato finirebbe in soli 20 anni.
Il metallo giallo è quindi l’incarnazione brillante della ricchezza ma come è suddiviso e utilizzato quello già presente in superficie?
Attualmente delle 190.000 tonnellate di stock di oro estratto, la maggior parte è utilizzata in gioielleria. Circa il 50% è infatti destinato alla creazione di preziosi. Al secondo posto ci sono gli investimenti privati, che sfruttano l’oro da investimento sotto forma di monete o lingotti. Poi abbiamo le banche centrali, che possiedono un volume molto significativo, circa il 17% di questo stock di oro. E infine, circa il 13%-14% è destinato alla tecnologia o all’odontoiatria.
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