L’oro ha sempre rivestito un ruolo centrale nella vita e nella religione di molte civiltà umane nella storia.
Un metallo già nel mondo antico universalmente riconosciuto come sinonimo di potere, ricchezza e, in molti casi, di connessione diretta con le divinità.
Questo può dirsi certamente delle culture precolombiane, in modo particolare per la civiltà degli Incas. Per loro il prezioso metallo, più che oggetto di ostentazione di potere economico e politico, era concepito come elemento di mediazione tra l’umano e il divino.
L’agricoltura era fondamentale per la sopravvivenza, quindi gli antichi popoli del Perù facevano di tutto per assicurarsi la benevolenza delle divinità, appartenenti al mondo di sopra, e dei defunti, appartenenti al mondo di sotto, affinché propiziassero la vita nel Kay Pacha, che in lingua quechua significa il mondo del qui e ora.
In questa visione interconnessa del mondo, che in seguito fu chiamata cosmovisione andina, la divinità del Sole rivestiva un ruolo centrale, indispensabile per assicurare luce e calore alla vita. Il metallo associato al Sole era proprio l’oro, riservato per questo alla realizzazione degli indumenti dei sovrani, in quanto simbolo di mascolinità e di controllo dei fenomeni naturali. I sovrani venivano poi seppelliti con indosso i loro pregiati indumenti in oro, allo scopo di comunicare la loro identità nel mondo dei defunti e riportare il prezioso metallo, considerato oggetto animato, nelle viscere della terra.
Nell’antico Perù l’oro veniva estratto nei fiumi, come il Sandia e il Carabaya, e tutte le miniere appartenevano all’imperatore. Una volta estratti, oro e argento erano immediatamente inviati a Cuzco, l’ombelico del mondo Inca, e nessuno poteva lasciare la città portando con sé quantità anche minime di questi metalli.
Le tecniche di lavorazione erano alquanto singolari. La miscela di metallo veniva ricavata in grandi forni situati in zone ventose, in modo da mantenere sempre il fuoco vivo, ma venivano alimentati anche grazie al contributo umano. Gli Incas infatti utilizzavano delle lunghe canne per soffiare all’interno dei forni e ottenere così la fusione perfetta per le lavorazioni.
Nella prima metà del Cinquecento gli spagnoli di Pizarro invasero senza riguardo i territori dominati dagli Incas, e la loro sete di conquista fu alimentata proprio dall’abbondanza di gioielli e ornamenti in oro presso le popolazioni locali. Nel 1534 giunse così nel porto di Siviglia una nave carica d’oro (circa 10 tonnellate) che fece scalpore in tutta l’Europa dell’epoca; ma tristemente si trattava di un bottino in parte saccheggiato e in parte estorto, come prezzo del riscatto per il sovrano Inca Atahualpa, poi ugualmente ucciso dagli Spagnoli.
Alla tragedia umana si aggiunse quella culturale. I gioielli e gli oggetti appartenuti al tesoro reale degli Incas vennero fusi in lingotti per facilitare il trasporto, distruggendo per sempre un patrimonio artistico inestimabile.
L’oro degli Incas alimentò così nel Vecchio Mondo la leggenda che al di là dell’Atlantico doveva trovarsi il Paese dell’Eldorado, una regione ancora ignota, nella quale si immaginava che l’oro scorresse a fiumi. Tante furono le esplorazioni lungo il Rio delle Amazzoni, alla ricerca di questa terra sconosciuta, e molti altri oggetti, sculture e gioielli vennero nel frattempo strappati ai nativi, e fusi senza alcun ritegno. Sono ormai trascorsi molti secoli, ma il mistero dell’oro nascosto dagli Incas rimane una leggenda affascinante. Secondo numerose versioni delle popolazioni indigene peruviane, l’oro sacro sfuggito alla cupidigia spagnola potrebbe nascondersi ancora nel cuore delle Ande, forse addirittura all’interno del Vulcano Sangay.
Ma senza avventurarsi in nuove rocambolesche spedizioni di ricerca, il consiglio per chi programma un viaggio in Perù è di visitare il “Museo del Oro” di Lima, in cui sono esposti pezzi meravigliosi che esprimono al meglio la capacità orafa di questo popolo.
Per chi invece non potesse spingersi in loco, ma avesse comunque voglia di immergersi nel vivo della cosmovisione andina, presso il Museo Mudec di Milano, fino al 19 febbraio 2023, sarà possibile godere della mostra “Machu Picchu e gli imperi d’oro del Perù”: ricostruzioni immersive 3D, con tanto di simulazione di volo sopra la città sacra, ed oltre 180 manufatti di sorprendente bellezza, che sapranno rendere giustizia alla tenace resistenza culturale ed artistica dell’immenso popolo degli Incas.