Torna alle cronache il celebre diamante Cullinan, il più grande mai rinvenuto al mondo. Sin dal momento del suo ritrovamento, avvenuto nel 1905 in Sudafrica, si è guadagnato un posto di rilievo nella storia.
Scoperti i primi giacimenti diamantiferi nella seconda metà dell’Ottocento, il continente africano ha attratto l’interesse dei principali operatori del settore diamantifero. In Sudafrica, già a fine Ottocento, si trovava la Premier Mine, all’epoca proprietà di Sir Thomas Cullinan. Fu proprio lì che il supervisore Frederick Wells individuò l’eccezionale pietra. 3107 carati, ben oltre mezzo chilogrammo.
Ma non fu immediatamente compreso il valore inestimabile della scoperta. Nella convinzione si trattasse di una massa di vetro priva di valore, lo stesso Wells racconta come, in un momento di stizza, lo lanciò addirittura dalla finestra. Riconosciuta poco dopo l’eccezionalità di quanto ritrovato, Sir Thomas Cullinan aveva comunque una grossa gatta da pelare. Non si dimostrò per nulla semplice riuscire a ricavare qualcosa da quel ritrovamento. La pietra, grezza e di dimensioni inedite, era infatti difficile da tagliare. Le tecniche di lavorazione dell’epoca non erano abbastanza all’avanguardia da permetterne una lavorazione all’altezza.
L’eccezionale scoperta catturò l’attenzione di tutto il mondo. La sfida di poterla lavorare per realizzare gioielli incredibili venne colta da Winston Churchill. Il sottosegretario alle colonie britanniche con un’abile mossa diplomatica riuscì a far donare il Cullinan direttamente a re Edoardo VII, come segno di fedeltà del Sudafrica alla Corona Britannica. Una scelta compiuta all’inizio del secolo scorso, quando il contesto geopolitico era decisamente molto diverso da quello attuale, e che di fatto privò il Sudafrica di una risorsa di inestimabile valore.
Giunto in Europa, il Cullinan, diventato noto alle cronache col nome di Stella d’Africa, venne affidato ad una azienda olandese. Leader nella lavorazione delle pietre, l’azienda fu incaricata del delicato compito di tagliare il Cullinan in diamanti più piccoli. L’impresa si rivelò tutt’altro che semplice. Al primo tentativo si ruppe persino lo strumento di taglio. Servirono otto mesi di lavoro e l’impiego full time di tre tecnici dedicati, per ricavare 9 pietre principali e 96 diamanti più piccoli.
Le due pietre più grandi (Cullinan I e Cullinan II) furono impiegate per impreziosire lo scettro di Sant’Edoardo e la Corona Imperiale di Stato. Due pezzi unici che fanno parte dei gioielli della Corona, indossati dai sovrani solo in occasioni ufficiali di un certo rilievo. Ne sentiremo presto parlare con l’avvicinarsi dell’incoronazione di Carlo III, prevista per il 6 maggio 2023.
Le altre sette pietre di dimensioni considerevoli vennero affidate alla maison di fiducia della regina Mary, moglie di Re Giorgio V e nonna della recentemente scomparsa Elisabetta II. La Regina era infatti particolarmente legata a questi gioielli, in particolare ad una spilla con al centro il Cullinan V, tagliato a forma di cuore, che spesso indossava in occasioni liete come i matrimoni.
Cullinan III e Cullinan IV, rispettivamente a forma di pera e a taglio quadrato, vennero montati insieme su platino, per la realizzazione di una spilla chiamata “Granny’s Chips”. La regina Mary, come omaggio al Regno d’Olanda, la indossò per la prima volta nel 1958, proprio in occasione di una visita di stato nei Paesi Bassi, in segno di riconoscenza per l’incredibile lavoro svolto ad Amsterdam nel taglio originario del Cullinan. La stessa accortezza la ebbe Elisabetta II circa sessant’anni dopo, quando ricevette i reali olandesi a Palazzo.
La Stella d’Africa è un simbolo di quel delicato periodo storico coloniale, sul quale si tende spesso a glissare. Le sue origini sono infatti legate ad un’epoca in cui le monarchie europee avevano un ruolo decisamente più politico di quello attuale, quando potevano esercitare un’influenza che oggi, a distanza di 100 anni, è ancora una ferita aperta per le popolazioni che ne sono state penalizzate.
Non è quindi un caso che la recente visita del Presidente Sudafricano Ramaphosa a Buckingam Palace abbia destato in molti la curiosità di sapere se qualcuno dei gioielli Cullinan sarebbe stato indossato da un membro della famiglia reale. Evidentemente la scelta sarebbe stata infelice, e la gaffe diplomatica è stata facile da evitare, vista l’importante attenzione mediatica che si è concentrata attorno al tema.
Un gruppo di attivisti Sudafricani, alla morte di Elisabetta II, ha promosso una petizione per chiedere la restituzione delle pietre, con l’obiettivo di poterle esporre nei musei del paese come simbolo di riappropriazione e risarcimento culturale. L’attivista Vavi, figlio di un minatore degli anni duri dell’Apartheid, non usa mezzi termini quando si fa portavoce dei loro intenti: avere indietro ciò che è stato sottratto al suo paese.
E proprio la sorte dei diamanti Cullinan potrebbe essere un tema sul quale Carlo III sarà chiamato a riflettere. Sceglierà di custodire la memoria familiare o di rendere giustizia ad un torto? Siamo certi che la vicenda avrà degli sviluppi.

Le nove pietre ricavate dal Cullinan

Cullinan I Scettro di Sant’Edoardo e Cullinan II Corona Imperiale di Stato

Cullinan III e Cullinan IV – Granny’s Chips

Cullinan V La spilla
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