L’eticità dei gioielli è uno dei temi caldi che stanno a cuore ai nuovi consumatori del lusso sempre più consapevoli e attenti alla provenienza di ciò che acquistano e ai valori trasmessi dai brand.
Mai come oggi moltissimi produttori internazionali stanno lavorando per una maggiore trasparenza e sostenibilità, promuovendo iniziative di vasta portata. C’è chi dona a enti di beneficenza ambientali e naturalistici, chi sceglie di lavorare con oro e argento riciclati, chi invece investe direttamente nelle comunità e nei paesi in cui opera per sostenerne l’economia interna.
Tiffany&Co, ad esempio, ha assunto il 99% dei suoi lavoratori manifatturieri internazionali direttamente dalle comunità attorno alle sue attività. L’azienda, inoltre, ha lanciato nel 2017 una collezione di gioielli intitolata “Save the Wildlife” i cui proventi sono destinati alla Wildlife Conservation Network che si occupa di animali in via di estinzione.
De Beers, leader del settore estrattivo, assicura che tutti i suoi diamanti sono in linea con le aspettative sociali, etiche e ambientali, garantendone in particolare la provenienza da zone senza conflitti. Per ogni ettaro di terreno interessato dalle attività minerarie in Africa, inoltre, De Beers riserva sei ettari alla conservazione del patrimonio naturale.
L’azienda sta anche lavorando per la protezione delle specie di rinoceronti, elefanti, ghepardi e giraffe in Africa. In particolare, la Riserva Naturale De Beers Venetia Limpopo in Sud Africa ha favorito un tale aumento nelle popolazioni di elefanti che il centro sta lavorando con la Peace Parks Foundation (PPF), investendo nel più lungo trasferimento di elefanti mai tentato verso il Parco nazionale di Zinave in Mozambico.
Anche Van Cleef & Arpels, maison francese di alta gioielleria fondata nel 1906, promuove un’agenda sostenibile ed etica nelle comunità e nei paesi in cui si rifornisce di metalli e pietre preziose. Obiettivi ambiziosi ma necessari che mettono in evidenza come tutto il mondo dei gioielli si stia muovendo in senso etico avvicinandosi soprattutto al pubblico di Millennials e alla Generazione Z che guiderà i consumi del lusso nei prossimi anni.
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